Alberione Giacomo
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Autore: Roberto Giannatelli
Don G. Alberione (Fossano 4 aprile 1884, Roma 26 novembre 1971) è una delle figure di sacerdote cattolico che più hanno contribuito, nel secolo dei media, a rendere presente la Chiesa nel nuovo ‘areopago’ delle comunicazioni sociali.
Nella notte di passaggio dei due secoli, il giovane aspirante al sacerdozio si sente profondamente chiamato "a prepararsi a fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo". L’occasione gli viene offerta quando nel 1913 il suo vescovo lo nomina direttore del settimanale diocesano Gazzetta d’Alba, di cui rileverà successivamente la testata. Nel 1914 don A. acquista le prime macchine a stampa e con due giovani aspiranti al sacerdozio e un operaio inizia la "Scuola Tipografica Piccolo Operaio" di Alba. Incomincia a concretizzarsi, così, il suo progetto di promuovere la "buona stampa" e di raccogliere attorno a sé un gruppo di persone consacrate per il nuovo apostolato della Chiesa del sec. XX. Dal primo nucleo di consacrati, attraverso passaggi successivi, ha origine la Pia Società San Paolo che riceverà l’approvazione diocesana il 27 marzo 1927 e quella pontificia il 27 giugno 1949.
Il carisma di don A. come fondatore si rivolge successivamente al mondo della donna dando origine a quattro congregazioni religiose femminili (le Figlie di San Paolo per l’apostolato della buona stampa, le Pie Discepole del Divin Maestro per il servizio liturgico e l’aiuto ai sacerdoti, le Suore del Divin Pastore (Pastorelle) per la catechesi parrocchiale, le Suore della Regina degli Apostoli (Apostoline) per la promozione delle vocazioni sacerdotali. Per coloro che vivono nel mondo, don A. fonda altri quattro istituti secolari e l’Unione Cooperatori della Stampa.
Le cinque congregazioni religiose, i quattro istituti secolari e l’Unione dei Cooperatori, per volontà del fondatore, formano la "Famiglia Paolina", ove ognuno è impegnato, con un compito proprio, nell’apostolato della buona stampa e della comunicazione sociale.
Progressivamente il fondatore allarga l’impegno della sua famiglia religiosa ai vari mezzi della comunicazione sociale: si passa dalla stampa (1914), al cinema (1938 e 1955), alla radio (1948) e al disco (1963). Don A. considererà ognuno di questi media "forme originali di evangelizzazione". Della comunicazione sociale ha come una visione "mistica". Dirà ai suoi religiosi/e: "La libreria è un tempio: il libraio un predicatore, il banco di vendita un pulpito di verità". Don A., invitato a partecipare al Concilio Ecumenico Vaticano II, vedrà nell’approvazione del documento conciliare sui mezzi della comunicazione sociale Inter Mirifica (Chiesa e comunicazione. A. Documenti) una conferma dell’intuizione profetica che l’aveva guidato fin dall’inizio del secolo. Scriverà: "Il nostro apostolato è stato approvato, lodato e stabilito come dovere per tutta la Chiesa". Lo stesso Papa del Concilio, Paolo VI, vorrà dare un riconoscimento autorevole alla validità delle scelte apostoliche di don A. nell’udienza concessa alla Famiglia Paolina il 28 giugno 1969: "Il nostro don A. sempre intento a scrutare i ‘segni dei tempi’, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con i mezzi moderni. Nel nome di Cristo, Noi lo ringraziamo e lo benediciamo".
Nella notte di passaggio dei due secoli, il giovane aspirante al sacerdozio si sente profondamente chiamato "a prepararsi a fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo". L’occasione gli viene offerta quando nel 1913 il suo vescovo lo nomina direttore del settimanale diocesano Gazzetta d’Alba, di cui rileverà successivamente la testata. Nel 1914 don A. acquista le prime macchine a stampa e con due giovani aspiranti al sacerdozio e un operaio inizia la "Scuola Tipografica Piccolo Operaio" di Alba. Incomincia a concretizzarsi, così, il suo progetto di promuovere la "buona stampa" e di raccogliere attorno a sé un gruppo di persone consacrate per il nuovo apostolato della Chiesa del sec. XX. Dal primo nucleo di consacrati, attraverso passaggi successivi, ha origine la Pia Società San Paolo che riceverà l’approvazione diocesana il 27 marzo 1927 e quella pontificia il 27 giugno 1949.
Il carisma di don A. come fondatore si rivolge successivamente al mondo della donna dando origine a quattro congregazioni religiose femminili (le Figlie di San Paolo per l’apostolato della buona stampa, le Pie Discepole del Divin Maestro per il servizio liturgico e l’aiuto ai sacerdoti, le Suore del Divin Pastore (Pastorelle) per la catechesi parrocchiale, le Suore della Regina degli Apostoli (Apostoline) per la promozione delle vocazioni sacerdotali. Per coloro che vivono nel mondo, don A. fonda altri quattro istituti secolari e l’Unione Cooperatori della Stampa.
Le cinque congregazioni religiose, i quattro istituti secolari e l’Unione dei Cooperatori, per volontà del fondatore, formano la "Famiglia Paolina", ove ognuno è impegnato, con un compito proprio, nell’apostolato della buona stampa e della comunicazione sociale.
Progressivamente il fondatore allarga l’impegno della sua famiglia religiosa ai vari mezzi della comunicazione sociale: si passa dalla stampa (1914), al cinema (1938 e 1955), alla radio (1948) e al disco (1963). Don A. considererà ognuno di questi media "forme originali di evangelizzazione". Della comunicazione sociale ha come una visione "mistica". Dirà ai suoi religiosi/e: "La libreria è un tempio: il libraio un predicatore, il banco di vendita un pulpito di verità". Don A., invitato a partecipare al Concilio Ecumenico Vaticano II, vedrà nell’approvazione del documento conciliare sui mezzi della comunicazione sociale Inter Mirifica (Chiesa e comunicazione. A. Documenti) una conferma dell’intuizione profetica che l’aveva guidato fin dall’inizio del secolo. Scriverà: "Il nostro apostolato è stato approvato, lodato e stabilito come dovere per tutta la Chiesa". Lo stesso Papa del Concilio, Paolo VI, vorrà dare un riconoscimento autorevole alla validità delle scelte apostoliche di don A. nell’udienza concessa alla Famiglia Paolina il 28 giugno 1969: "Il nostro don A. sempre intento a scrutare i ‘segni dei tempi’, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con i mezzi moderni. Nel nome di Cristo, Noi lo ringraziamo e lo benediciamo".
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Bibliografia
- AGASSO Domenico, Don Alberione, editore per Dio, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2003.
- ALBERIONE Giacomo, Opera omnia, Edizioni Paoline, Roma 1980.
- BARAGLI Enrico, Don Alberione alla luce dell’«Inter Mirifica in «L’Osservatore Romano», del 29-30 novembre 1971; on line:www.famigliaoggi.it/alberione/archivio/testimonianze/baragli.htm.
- BARBERO Giuseppe, Il sacerdote Giacomo Alberione, Edizioni Paoline, Roma 1991.
- CIBIEN Carlo - ZAMBONINI Franca (edd.), Giacomo Alberione: Dicono di lui , Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2003.
- DAMINO Andrea, Bibliografia di d. Giacomo Alberione, Edizioni dell’Archivio storico generale della Famiglia Paolina, Roma 1979.
- ESPOSITO Rosario F., La teologia della pubblicistica secondo l’insegnamento di d. Giacomo Alberione, Edizioni Paoline, Roma 1972.
- SIMONETTO Bruno, Don Giacomo Alberione, uomo di Dio e della Chiesa. Biografia spirituale del fondatore della Famiglia paolina, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001.
- SIMONETTO Bruno, Il Magnificat di Don Alberione, Edizioni San Paolo, Roma 2004.
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Note
Come citare questa voce
Giannatelli Roberto , Alberione Giacomo, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (18/11/2024).
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